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 Si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può vivere ...... Oscar Wilde 

Archeologia

CASTELLEONE DI SUASA - Parco Archeologico di Suasa Senonum e Domus dei Coiedii

Il Parco Archeologico di Suasa è posto lungo la Valle del Cesano, ai lati della strada di fondovalle che collega la costa agli Appennini, che costituiva anche in epoca romana l'arteria principale della città romana. Il municipium di Suasa, poco conosciuto mediante le fonti antiche, costituiva tuttavia un centro importante della valle, a vocazione soprattutto commerciale a servizio di un grande territorio a vocazione agricola. Anche se non scavato nella sua completezza, l'antico abitato era stretto e lungo, chiuso ai margini fra il corso del fiume Cesano a ovest e le basse colline a est, ai piedi delle quali, alla fine del I sec. d.C., fu costruito un vasto anfiteatro (m 98 x 77), uno dei più grandi della regione, capace di accogliere diverse migliaia di spettatori. Lungo la strada principale della città si allungava per circa 100 metri, con forma rettangolare, il Foro commerciale. Di esso è stata scavata meno della metà, ma la struttura originaria è già comprensibile: una grande piazza, delimitata da strade ortogonali, e fiancheggiata su tre lati da vaste botteghe e laboratori bordati da portici a pilastri. Se i resti degli edifici pubblici non sono numerosissimi, più completo è il panorama sull'edilizia privata: sono attestate strutture abitative sin dalla metà del II sec. a.C. Il complesso residenziale più ricco e più noto della città è certamente costituito dalla domus dei Coiedii (una ricca famiglia senatoria di Suasa, discendente da Lucius Coiedius Candidus, generale dell'esercito dell'imperatore Claudio), la cui utilizzazione va dal II sec. a.C. al V sec. d.C. La Domus dei Coiedii è oggi parte del Parco Archeologico di Castelleone di Suasa e fu costruita in posizione centrale tra la zona del Foro e dell'Anfiteatro, affacciata sull'importante asse viario dell'antica città di Suasa. Si tratta di una struttura di grandi dimensioni appartenuta all'importante famiglia patrizia dei Coiedii, come confermato da un'iscrizione conservata nel Museo Archeologico della città e rinvenuta nella piscina natatoria dell'abitazione. La domus ha subito nel corso dei secoli diversi interventi edilizi che ne hanno modificato la struttura, la planimetria e le decorazioni. Il più importante risale al II sec. d.C. e fu realizzato dalla stessa famiglia dei Coiedii, forse nel suo momento di massima fortuna, attraverso un ampliamento dell'edificio effettuato a discapito delle dimore vicine. Contemporanei al periodo di maggior splendore della domus sono gli splendidi mosaici figurativi, come quelli a soggetto erotico di Leda e il Cigno, Eros e Pan o quello policromo di Tritoni e Nereidi. Al Museo Archeologico sono custoditi, invece, alcuni affreschi, eleganti esempi di pittura parietale del II sec. d.C. insieme ad alcuni rari esempi pittorici del II sec. a.C., di gusto molto simile al primo stile della pittura pompeiana.

SENIGALLIA - Area archeologica e Museo La Fenice

In occasione dei lavori di fondazione per il teatro "La Fenice" eseguiti nel 1989, sono stati riportati in luce importanti reperti di età romana che sono stati oggetto di sistematiche campagne di scavo. Il teatro è stato successivamente costruito sopra il sito e l'area è stata musealizzata. Sono ancora oggi evidenti il cardo e il decumano appartenenti all'area meridionale dell'antica città di Sena Gallica. Si conservano alcunetabernae (come il termopolium), la pavimentazione sulla quale sono visibili le ruote dei cari che una volta vi transitavano, i resti di un'ampia domus con il pavimento in cocciopesto e l'impluvium dell'atrio con pavimento a spina di pesce. Gli scavi hanno inoltre evidenziato 130 fosse ad inumazione di età medievale di cui una è ancora visibile in situ per evidenti scopi didattici.

FOSSOMBRONE - Parco Archeologico di Forum Sempronii

La zona archeologica occupa un ampio terrazzo fluviale posto alla sinistra del Metauro e delimitato a occidente dal fosso della Cesana (o rio di San Martino), lungo la Strada Statale 3 Flaminia.
Gli scavi hanno dimostrato che il pianoro su cui sorse Forum Sempronii era già frequentato, se non occupato in forma stabile e continuativa, fin dal periodo piceno, con modalità al momento non ancora ben definite: le ipotesi avanzate propendono per un vero e proprio abitato o almeno per un centro di mercato, dato che qui si incontravano importanti direttrici viarie di età protostorica legate anche alla transumanza.
Il nome stesso del centro romano alla lettera significa "Foro di Sempronio", dove il termine Forum indica propriamente un luogo di mercato, evidenziandone la naturale vocazione commerciale.
Questo stretto legame con la rete stradale si rafforza in età romana, per la connessione di questo abitato con la viabilità dell'epoca e la sua collocazione equidistante rispetto ad altri importanti centri della regione.


SASSOFERRATO - Parco Archeologico di Sentinum

Oggi i ruderi della città romana di Sentinum affiorano nel Parco archeologico situato a sud di Sassoferrato, su di un pianoro sito presso la confluenza dei torrenti Marena e Sanguerone nel fiume Sentino, in località di S. Lucia. Il nome dell'urbe è collegato alla famosa battaglia di Sentino (295 a.C.) dove i Romani sconfissero la coalizione Italica formata dai Galli Senoni ed i Sanniti e permise la conquista dei territori del Medio Adriatico.
I resti della città di Sentinum ora visibili costituiscono solo una porzione modesta dell'antica estensione urbana. La cinta muraria, individuata in passato per brevi tratti, seguiva l'andamento naturale dei limiti del pianoro; nel settore nord-ovest è presente una fortificazione, costituita da conglomerato cementizio con paramento in opus vittatum di piccoli conci squadrati di pietra calcarea. Il tracciato viario urbano è impostato su di un sistema ortoganale orientato secondo l'asse nord-sud. Si possono seguire per quasi tutta la loro lunghezza due arterie nord-sud, indicate come cardo A (arteria principale sulla quale si imposta il restante reticolo viario) e cardo B. Delle vie ad esse ortogonali si conservano alcuni tratti del decumanus A, del decumanus B e del decumanus C. Le strade, aventi una larghezza variabile tra i m 3,8 e i 5 metri, sono lastricate con grossi basoli di calcare bianco, delimitate da crepidini che fanno da contenimento ai marciapiedi laterali e dotate di sistema fognario.
Lungo il cardo B è ubicato un edificio pubblico ad uso termale, dotato di grande piscina rettangolare, circondata da peristilio, con frigidarium e tepidarium disposti sulla fronte occidentale, calidarium lungo il lato meridionale e orientale. L'impianto termale subì varie fasi costruttive, dall'età tardo-repubblicanafino agli inizi del III sec. d.C.
All'incrocio del cardo B con il decumanus C è visibile un edificio adibito a fonderia, costituito da due locali contigui, all'interno dei quali sono stati rinvenuti i resti del forno fusorio e numerose scorie e scarti di lavorazione. Lungo il decumanus B, quasi al confine dell'area archeologica con la strada provinciale, è situato un complesso di ambienti pertinenti a diversi fabbricati, cui è stato convenzionalmente attribuita la denominazione di "Insula del Pozzo", per la presenza nelle vicinanze di un pozzo antico. All'interno dell'insula sono presenti pavimenti in mosaico, e resti di un atrio con colonne stuccate, disposte intorno ad una vasca rifasciata con lastroni di pietra.
Nei pressi della chiesetta medievale di S. Lucia, lungo l'asse del cardo maximus che usciva dalla città in direzione sud, sono visitabili i resti di una grande villa suburbana di età imperiale, databile tra il I e il II sec. d.C. Al suo interno, un atrium, un grande peristilio, ambienti termali e stanze con pavimentazioni in mosaico o in opus sectile.


SANT'ANGELO IN VADO - Domus del Mito

Nell'area di Campo della Pieve, oggetto degli ultimi scavi condotti dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Ancona, si è messa in luce l'intera articolazione di una grande Domus gentilizia eretta verso la fine del Iº secolo d.C. ampia circa 1.000 metri quadrati e impreziosita da un ricco complesso di mosaici figurati bicromi e policromi.
La Domus, rappresenta il più importante ritrovamento archeologico venuto alla luce negli ultimi 50 anni e, l'elevato numero di figure per lo più legate alla mitologia classica, l'hanno fatta battezzare "Domus del Mito".
I pavimenti musivi, di buona e ottima qualità, e per lo più splendidamente conservati, esibiscono soggetti vari che mostrano l'inserimento dell'antica città di Tifernum Mataurense nel circuito di cartoni e maestranze specializzate e la presenza in essa di una committenza colta e raffinata.
Fra i temi raffigurati spiccano: Nettuno ed Anfitrite sul Carro del Trionfo condotto da cavalli marini che vi accolgono, Dioniso vi inebria e la bella Medusa vi pietrifica. A seguire, il riquadro con Scena di Caccia, la Lotta Marina nell'emblema del sontuoso mosaico del triclinio: la murena morde il polipo che agguanta l'aragosta e tutt'attorno quaranta medaglioni figurati, oltre ad un fastoso repertorio di motivi geometrici in bianco e nero.


OSTRA VETERE - Area archeologica di Ostra

L'area archeologica è situata in località Muracce, dove le antiche strutture visibili sono la testimonianza del municipium romano di Ostra, collegato agli altri centri urbani di Sentinum e Sena Gallica tramite un diverticolo della Via Flaminia tracciato lungo la valle del Misa.
Gli scavi hanno messo in luce i resti di alcuni edifici pubblici nei pressi del foro dell'antica città: il tempio, il teatro con un diametro di circa 45 m, le terme a pianta quadrata e con un fronte lungo 59 m. Attualmente dell'impianto termale rimangono visibili tratti di muri perimetrali ed interni e pavimenti a mosaico. Le poche iscrizioni pervenuteci attestano la presenza di magistrati (duovir, sexvir), di corporazioni artigiane (collegium Fabrum e Centonariorum) e del culto religioso pagano (dea Bona) e cristiano.